sabato 17 dicembre 2011

Altre foto dell'11 dicembre a Chieti


(Foto di Cinzia)

mercoledì 14 dicembre 2011

L'11 dicembre a Chieti. Le donne del "Se non ora quando" sono tornate a far sentire la propria voce

Domenica 11 dicembre SE NON ORA QUANDO Chieti è tornata in piazza per far sentire la voce delle donne su lavoro, maternità, stato sociale, salute, rappresentanza e comunicazione, attraverso la parola, il racconto, la musica, l’arte.
La giornata è iniziata alle 9,00 per le donne che hanno allestito la piazza con striscioni, palloncini rosa, manifesti, hanno preparato tavoli, attaccato microfoni.
La pittrice Lucilla Candeloro ha incorniciato parte della piazza con alcuni suoi quadri dal titolo “La Donna Vagina”.
Alle ore 10,30 era tutto pronto.
L’apertura è stata affidata alle note di Ketty, violoncellista della Filarmonica di Tirana oggi emigrata in Italia.
Amanda De Menna del comitato SNOQ di Pescara ha affrontato il tema della Rappresentanza spiegando la proposta di legge elettorale regionale, sottoscritta da tutti i comitati SNOQ dell’Abruzzo (AQ, CH, PE, TE), i cui punti fondamentali sono stati letti da Raffaella De Thomasis (gruppo teatrale Associazione “Da Grande Voglio Crescere”).
Dalla Rappresentanza si è passati al tema del Lavoro attraverso l’intervento della Psicologa Dott.ssa Michela Cortini, ricercatrice di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, della facoltà di Psicologia UdA. Oltre a parlare brevemente della sua esperienza personale di ricercatrice donna all’interno di un’Università molto “al maschile”, ha presentato il risultato di una ricerca “che nasce da un lungo percorso di studio maturato negli anni riguardo al tema del lavoro femminile in Abruzzo” e che ha coinvolto circa 500 donne lavoratrici.
Daniele Valentini ha presentato un racconto con parole, musica e immagini tratto dal suo lavoro “Le oneste Fiabe della Vita” che con ironia da voce alle difficoltà di una donna lavoratrice, nel caso specifico un’insegnante, sottolineando la capacità ma anche la fatica di conciliare lavoro e famiglia.
Subito dopo, attraverso la sua toccante testimonianza, Nadia Di Naccio, RSU della SIXTY, ha narrato come negli anni abbia organizzato la sua vita tra lavoro e famiglia, superando le molte difficoltà grazie all’entusiasmo e alla passione per il proprio lavoro. Oggi, in cassa integrazione da 5 mesi, ha evidenziato quanto sia difficile accettare questa condizione, perché la perdita del lavoro e l’impossibilità di trovarne un altro in tempo di crisi priva l’ex lavoratrice del suo ruolo all’interno della società.
Gina Covelli, cantautrice italo - colombiana del Centro Interculturale di Chieti Scalo, ci ha regalato un momento di grande emozione con la sua musica e le sue canzoni. Con il “Canto della speranza” ci ha portato oltre i confini del nostro paese, descrivendo la difficile vita delle donne sudamericane che devono combattere giornalmente contro violenza e discriminazione.
La Rappresentazione del corpo femminile è stata affrontata con due ironiche letture:
Una tratta da Ave Mary di Michela Murgia, letta da Gemma Chiavaroli (gruppo teatrale Associazione “Da Grande Voglio Crescere”) sul tema dell’invecchiamento della donna secondo i media. Se l’uomo anziano è visto come saggio e affascinante, la donna anziana viene rappresentata secondo lo stereotipo della suocera acida o della povera vecchia ammalata bisognosa d’aiuto. Alle donne non è permesso invecchiare!
L’altra “La gnocca sul cofano” è tratta dal libro la Iolanda di Luciana Littizzetto, letta da Tiziana Di Federico (gruppo teatrale Associazione “Da Grande Voglio Crescere”). In questo breve racconto la Littizzetto ironizza sull’uso del corpo femminile nella vendita di prodotti, in questo caso automobili, indirizzati prevalentemente a consumatori maschili.
Un’altra grande emozione ci è stata regalata da Gina Covelli che ha cantato una ninna nanna di una “donna nera”.
A seguire riguardo lo stato sociale Delia Boi e Anna Rita Mastrangelo del comitato SNOQ Chieti hanno presentato un articolo della rivista MySelf di Novembre 2011 in cui si comparava la vita di due donne lavoratrici, una francese (Parigi) ed una italiana (Milano). Sconfortante è stato apprendere che le donne italiane non godono degli stessi mezzi di assistenza per l’infanzia. Mentre la Francia ritiene che i figli siano una ricchezza per la società e investe in asili nido e assegni alle famiglie, in Italia non si fa altro che tagliare posti negli asili nido pubblici.
A seguire per la Salute Tiziana Di Federico, Raffaella De Thomasis e Mariangela di Luzio (del gruppo teatrale universitario “Organizzazione del Krak” di Antonio Tucci) con il sottofondo musicale di Ketty, hanno messo in scena l’episodio “Le cose dentro” scritto per l’occasione da Alberto Zoina sul problema della prevenzione del tumore al seno. E’ stata denunciata l’interruzione avvenuta due anni fa del progetto SenoSano, valido strumento di prevenzione durato quasi dieci anni e rivolto a tutte le donne abruzzesi tra i 50 e 70 anni d’età.
Dopo questa rappresentazione il comitato SNOQ Chieti ha avviato la raccolta firme per chiedere con forza la riattivazione del servizio (nella mattinata di domenica ne sono state raccolte un centinaio).
I moduli sono a disposizione presso la Libreria De Luca (Chieti), presso la sede della CGIL di Chieti, la sede della CGIL di Pescara e sul sito http://senonoraquandochieti.blogspot.com/ (scarica il pdf della petizione).
Durante tutta la manifestazione alcune ragazze e ragazzi hanno dipinto su pannelli di cartone scene sui temi del Senonoraquando.
Si ringraziano tutti gli artisti intervenuti e le persone che hanno contribuito alla buona riuscita dell’iniziativa!
Un ringraziamento particolare al negozio Perseo che ci ha fornito l’energia elettrica.

Se non le donne Chi?
Mai più contro di noi, mai più senza di Noi!!
Comitato Se non ora quando? Chieti

domenica 11 dicembre 2011

Se non le donne, chi? Chieti, 11 dicembre 2011 - Servizio del TG regionale

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0b3cb629-0daf-4a6d-a73d-acfbb500b2f7-tgr.html#p=0
Il servizio sulla manifestazione a Chieti inizia al minuto 8,25

Se non le donne, chi? Prime foto della manifestazione a Chieti

mercoledì 7 dicembre 2011

“Se non ora quando?” - Chieti aderisce alla Manifestazione Nazionale dell'11 dicembre

Domenica 11 dicembre SE NON ORA QUANDO Chieti torna in piazza per far sentire la voce delle donne su lavoro, maternità, welfare, rappresentanza e comunicazione, attraverso la parola, il racconto, la musica, l’arte.
L’appuntamento è in piazza Martiri della Libertà a Chieti l’11 Dicembre, dalle ore 10,00 alle ore 13,00.
Tutta la cittadinanza potrà partecipare scrivendo i propri pensieri, disegnando e rappresentando i propri desideri per un mondo a misura di donna.

Se non le donne Chi?
Mai più contro di noi, mai più senza di Noi!!




Domenica 11 dicembre manifestazioni in tutta Italia

Donne in piazza, migliaia di adesioni

di Cinzia Sasso, su La Repubblica, 7 febbraio 2011
Donne in piazza, migliaia di adesioni
Domenica manifestazioni in tutta Italia: “Dal Palasharp nuovo entusiasmo”.
MILANO – «Cerrrrtooo, che ci sarò!». «Ragazze: non dimenticate la sciarpa bianca!». «Ci vediamo, nella speranza di essere di nuovo in tanti!». Arrivano a centinaia, nello stile informale e allegro di Facebook, le adesioni al «Se non ora, quando?» di domenica prossima. Arrivano ancora di più dopo il successo della manifestazione organizzata dall’ associazione Libertà e Giustizia al Palasharp di Milano, che ha visto sabato un pezzo di Italia sobria e indignata, senza bandiere di partito, chiedere le dimissioni del premier. Stavolta, dopo essere state le prime a scendere in piazza della Scala, a Milano, sabato 29 gennaio, sono di nuovo le donne a invitare tutti a manifestare. Lo avevano promesso: non ci fermeremo. E stavolta il loro appello coinvolge tutta Italia.
Non c´è solo una firma sotto questa chiamata a reagire: l´offesa del Rubygate ha unito le associazioni femminili – ma anche quelle maschili – più diverse e la Cgil si è messa in prima fila per organizzare la reazione al degrado della politica e della cultura. Sabato, a Milano, Susanna Camusso, l´aveva detto: «Questo è solo l´inizio di una mobilitazione più generale ed è il segno che le donne sono sempre in prima linea nell´impegno e nel sostegno della dignità e della libertà. Non ci fermeremo». Non sarà una piazza sola, stavolta, ad accogliere la protesta; saranno tutte le piazze d´Italia. Piazza del Popolo a Roma, piazza Castello a Milano. Ma anche, tanto per seguire l´ordine alfabetico, dalla piazza della Repubblica di Ancona, a piazza Bra a Verona.
Gira in rete il vademecum per la manifestazione, che vuole essere il più larga possibile e non avere alcuna bandiera: saranno i partiti – come, per il Pd, ha già annunciato Dario Franceschini – ad accogliere l´invito, ma non saranno loro i padroni di casa. Spiegano sul sito della manifestazione: non scendiamo in piazza per giudicare altre donne, né per dividerle in buone e cattive; quello che vogliamo è esprimere la nostra forza e la nostra determinazione; siamo fiere e orgogliose, chiediamo dignità e rispetto per noi e per tutte; siamo gelose della nostra autonomia e non ci lasceremo usare; la partecipazione di uomini è richiesta e benvenuta; cercheremo di parlare prima di tutto ai giovani e di portarli in piazza.
Ci saranno scrittrici, operaie, commesse, ricercatrici, casalinghe, studentesse, pensionate. Insomma, tutte le donne “normali” d´Italia, quelle che ogni giorno, con il loro doppio lavoro, arricchiscono il Paese. Una forza, quella delle donne, che preoccupa e spaventa, soprattutto il centrodestra: perché in piazza con la sciarpa bianca, offese da un modello culturale volgare e fasullo, ci saranno anche loro. Una maggioranza silenziosa che rischia di fare tantissimo rumore.

venerdì 2 dicembre 2011

Comunicato stampa sull'avvenuto incontro-dibattito, organizzato dal SNOQ Chieti, sullo Screening mammografico in Abruzzo

COMUNICATO STAMPA

Il giorno 29 novembre 2011 alle 17.00, presso la sala consiliare della provincia, si è tenuto l’incontro sul tema: “Prevenzione del tumore al seno: screening mammografico ieri, oggi, domani”, organizzato dal Comitato “Se Non Ora Quando, Chieti”
L’incontro dibattito è stato, purtroppo, disertato dalle Istituzioni Locali. Unica Istituzione presente in sala è stata l’assessore alle Pari Opportunità del Comune di Chieti De Matteo, che per impegni precedentemente presi non ha potuto presenziare a lungo.
Molto importante sarebbe stato il confronto della platea con l’Assessore regionale alla Sanità e con il direttore Generale della ASL2, diretti responsabili della Sanità Pubblica Regionale. Per questo motivo le molteplici domande poste dal pubblico in sala spesso non hanno trovato risposte adeguate.
Vogliamo sottolineare che lo Screening mammografico è un diritto della donna sancito dal decreto LEA 29 Novembre 2001: una diagnosi precoce del tumore alla mammella significa avere salva la vita.
Il progetto regionale “SenoSano” aveva portato la regione Abruzzo ad avere 42 mammografi diffusi sul territorio, la cui certificazione di qualità veniva garantita da un unico ente regionale (ASL di Chieti) e un protocollo d’esame che era lo stesso su tutto il territorio. Ciò garantiva a tutte le donne abruzzesi di avere una stessa qualità di esame sia in termini di sicurezza che in termini di diagnosi.
Tale progetto, attivo dal 1999 al 2009, era arrivato a coinvolgere negli anni 2008/2009 (solo i primi 6 mesi) circa 45.000 donne (inviti inviati) con 18.000 mammografie effettuate per anno. In questi 10 anni sono stati diagnosticati 566 casi di tumore al seno, di cui 175 presentavano noduli inferiori al centimetro: intervenire in tale stadio significa avere salva la vita.
Il commissario governativo dott. Redigolo ha bloccato questo progetto nel Giugno 2009, tagliando i finanziamenti che ne permettevano l’attività.
L’onere di riorganizzare il servizio, che non sarà più regionale, è stato affidato alle singole ASL. La prima criticità notata e che, così, si perderà l’uniformità di qualità della prestazione: non tutte le ASL sono attrezzate come quella di Chieti, che era la capofila del progetto SenoSano.
Per quanto riguarda la ASL Lanciano – Vasto - Chieti il progetto, ad oggi, non è ancora partito e la dott.ssa Marzia Muzi non ha potuto precisare la data di attivazione. La sua speranza è quella di renderlo attivo nei primi mesi del 2012.
E’ evidente che ci sono ancora problemi da risolvere per quanto riguarda il finanziamento al progetto, su questo argomento sicuramente il direttore generale della ASL 2 avrebbe saputo dare una risposta più precisa.
Se le previsioni della dottoressa fossero rispettate notiamo, comunque, che ci sono stati più di diciotto mesi di sospensione del servizio di screening e, quindi, di sospensione di un diritto.
Il Se Non Ora Quando di Chieti reputa l’interruzione del progetto “SenoSano” un grave errore che sta mettendo a rischio la salute delle donne.
I tumori non diagnosticati in tempo comportano, inoltre, un aggravio della spesa pubblica sanitaria, quindi ci chiediamo se davvero questa sospensione abbia portato dei benefici alle casse della Sanità regionale Abruzzese, fermo restando che la vita umana non dovrebbe dipendere da calcoli economici. Se sono necessari dei tagli nella spesa pubblica è lecito farli a scapito del diritto alla salute?
Il Se Non Ora Quando di Chieti chiede un ripristino del progetto “SenoSano” possibilmente nelle stesse modalità avute dal 1999 al Giugno 2009 per avere garanzia di uniformità regionale.
Il Se Non Ora Quando di Chieti vigilerà, mettendo in campo tutte le iniziative possibili, affinché il progetto di screening della ASL2 sia attivato quanto prima.
Cordiali saluti
Comitato Se Non Ora Quando Chieti
http://senonoraquandochieti.blogspot.com/

mercoledì 30 novembre 2011

11 dicembre “Se Non le Donne, Chi?”

Cosa succede l’11 dicembre? Le donne di SNOQ tornano in piazza. A Roma in piazza del Popolo e in tante altre città italiane.

Perché? Perché vogliamo segnare questa stagione politica con la nostra forza, contare sulla scena pubblica, far capire che senza le donne non c’è crescita, che l’uscita dalla crisi passa attraverso il lavoro e il welfare per le donne, e che per questo serve una democrazia paritaria e una nuova rappresentazione della donna nei media.
Questo è il volantino della giornata dell’11 dicembre. Aiutateci a diffondere la notizia!
Su questo sito troverete tutte le informazioni sulla giornata dell’11 a Roma e nelle altre città, man mano che saranno comunicate dalle organizzatrici.





Foto del Convegno sullo screening mammografico: 29 novembre 2011

lunedì 21 novembre 2011

SCREENING MAMMOGRAFICO - INCONTRO-DIBATTITO CON “SE NON ORA QUANDO?”

“Prevenzione del tumore al seno: screening mammografico Ieri, oggi, domani”: è questa l’importante iniziativa con la quale il gruppo locale di Se non ora quando? torna a far sentire la propria voce. L’incontro-dibattito è in programma martedì 29 novembre con inizio alle 17 nella sala consiliare della Provincia, in corso Marrucino, a Chieti. Moderatrice sarà la giornalista Rai Maria Rosaria La Morgia. Interverranno Camillo Delli Pizzi, ex coordinatore del progetto SENO SANO; Marzia Muzi, referente aziendale screening mammografico ASL 2; Gerardo Sanità di Toppi, direttore fisica sanitaria ASL 2.
Se non ora quando? propone con questo incontro una riflessione sul progetto di screening mammografico della Regione Abruzzo SENO SANO, un importante servizio di prevenzione rivolto a tutte le donne dai 50 ai 70 anni attualmente interrotto dopo 10 anni di attività. Uno stop che mette a rischio la salute delle donne. La diagnosi precoce è infatti lo strumento più efficace per contrastare e curare con successo questa patologia.
SENO SANO ha anche avuto il merito di educare alla cultura della prevenzione. Molte sono infatti le donne che, ancora oggi, non effettuano controlli periodici, scoraggiate dai tempi di attesa che per un esame mammografico nella ASL 2, quella che opera nel nostro territorio, sono superiori all’anno (!) e non esiste una vera e propria procedura d’urgenza. È evidente che la sanità pubblica non dà risposte adeguate e le strutture private, cui molte sono costrette a rivolgersi, hanno costi non sostenibili da tutte.
Nel corso dell’incontro le donne potranno prendere la parola per raccontare le loro esperienze e le loro difficoltà con la speranza che la Regione Abruzzo e le strutture preposte ripristinino al più presto questo indispensabile servizio di prevenzione.
La cittadinanza è invitata a partecipare.
Comitato Se non ora quando? Chieti

giovedì 17 novembre 2011

Care donne... è ora di cambiare!

Care donne che eravate in piazza con noi il 13 febbraio, a rivendicare dignità e rispetto, care tutte le altre, italiane per nascita o per scelta.
Care donne che non hanno perso il coraggio, la voglia di esserci, il progetto di contare, la speranza di uscire da questi anni di fango.
Care donne singolari e plurali, diverse l’una dall’altra, sorelle compagne amiche, figlie e madri, siamo di nuovo qui, tutte unite, perché tutte unite siamo una forza e con “una forza” è ora che facciano i conti. Tutti.

Siamo una forza, per quante siamo e per come siamo.
Siamo quelle che tengono insieme affetti e lavoro, cura e responsabilità, libertà e senso del dovere.
Siamo quelle che il diritto di essere cittadine se lo guadagnano giorno per giorno sulle barricate della vita quotidiana.

Non c’è da uscire solo da una crisi economica, ma da una crisi politica, una crisi istituzionale, una crisi morale, da una logica, un immaginario, un ordine.
In questo passaggio difficile non possiamo tirarci indietro, perché non può tirarsi indietro chi regge questo paese sulle proprie spalle.

Le donne non possono mancare per ridare all’Italia la dignità che ha perso, per ridarle credibilità, nel mondo, in Europa. Perché vogliamo restare in Europa e lavorare per un suo reale governo politico. Ma soprattutto non possono mancare per una politica che sia radicata alle necessità vere di donne e uomini.

Democrazia vuol dire donne e uomini insieme al governo, capaci di far parlare le loro vite diverse.
E anche così dovranno essere democratiche le aziende, le banche, le istituzioni, le fondazioni, le università. Tutto.
E che nessuno ci venga a dire che questo non è il momento.

Per anni abbiamo votato una rappresentanza irregolare, composta da una maggioranza schiacciante di uomini. Abbiamo votato in cambio di niente, infatti questo paese non ci somiglia, non ci racconta. Ma adesso basta.
Adesso, attenti: una donna un voto. Quando chiederanno il nostro voto non lo daremo più né per simpatia, né per ideologia, ma solo su programmi concreti e sulla certezza dell’impegno di 50% di donne al Governo. Il 50% non è quota rosa, non serve a tutelare le donne, serve a contenere la presenza degli uomini, non è un fine, ma solo un mezzo per rendere il paese più vivibile ed equilibrato, più onesto, più vero.
I partiti indifferenti perderanno il nostro voto.

E voi uomini, che ci siete stati amici, che ci avete seguiti nelle piazze del 13 Febbraio, credetelo: la nostra forza è anche la vostra. E’ per un bene comune che stiamo lottando. Un Paese senza la voce delle donne è un paese che va a finir male, verso una società triste e lenta, ingiusta, immobile, volgare e bugiarda.

Bisogni e desideri delle donne possono già essere un buon programma di governo. Sappiamo più degli uomini quanto oggi sia difficile vivere, difficile lavorare, mettere al mondo figli, educare, difficile essere giovani, difficile essere vecchi. Le nostre competenze non le abbiamo guadagnate solo sui libri, ma anche dalla faticosa e spesso terribile bellezza della vita delle donne.

La nostra storia ci insegna che non serve lamentarsi. Non ci basta più quella specie di società equilibrista e funambola che abbiamo inventato, in completa assenza dello Stato, per poter vivere decentemente e far vivere decentemente.
La società civile è più donne che uomini.
E’ ora di cambiare, cittadine!

mercoledì 14 settembre 2011

NO, non ci stiamo!

Abbiamo offerto un patto al nostro paese: facciamo dell’Italia un luogo vivibile anche per le donne, cambiando lo stato sociale, arrestando la tendenza al declino, riportando l’Italia al centro dell’Europa.

Siamo convinte che senza questo patto non si esce dalla crisi istituzionale, politica, economica e morale che sta strangolando la società italiana.
L’ unica risposta arrivata è questa manovra.
ECCOVI LA MAPPA :
SIAMO QUI. PRIMA DELLA MANOVRA
Le donne italiane lavorano 60 ore alla settimana, più di tutte in Europa.
Solo il 46 % ha un’occupazione; la media europea è del 60%.
L’Italia è al 21esimo posto tra i paesi industrializzati per l’indice di benessere delle donne madri.
3 milioni e mezzo sono le donne che non lavorano per assenza di servizi.
Solo il 18 % dei bambini trova posto nei nidi.
800.000 sono le donne licenziate o costrette a dimettersi per la maternità.
Se lavorano, le donne hanno salari del 30 % più bassi degli uomini a parità di mansioni.
Le donne anziane sono le più povere e percepiscono le pensioni più basse per avere accudito, nel corso della loro vita lavorativa, figli, nipoti, genitori.
Le donne giovani sono più precarie dei giovani uomini e più laureate. Pagheranno la precarietà: oggi con l’incertezza del futuro, domani con una pensione misera.
Le donne sono marginali nella vita pubblica, perfino più che in alcuni paesi in via di sviluppo.
SIAMO QUI. DOPO LA MANOVRA
Sono soprattutto donne i pubblici dipendenti che garantiscono il funzionamento delle scuole, degli ospedali e degli altri servizi: a loro la manovra, dopo aver già aumentato a 65 anni l’età pensionabile, rimanda l’erogazione della liquidazione, blocca gli aumenti salariali, non rinnova il rapporto di lavoro precario, diventato in questi anni la norma anche nel settore pubblico.
Alle donne che lavorano nel privato dal 2014 viene progressivamente aumentata l’età per aver diritto alla pensione, senza dare nulla in contropartita.
Cambieranno le norme per ottenere la pensione di reversibilità, percepite prevalentemente dalle donne.
I tagli indiscriminati e pesanti agli enti locali diventeranno tagli ai servizi: asili, trasporto pubblico per le scuole, assistenza agli anziani, fondi destinati alle fragilità sociali che andranno tutti a carico delle donne, giovani e anziane.
Lo Stato, dunque, abbandona a se stessi bambini, vecchi, malati, disabili, tanto saranno le donne a prendersene cura. Ovviamente gratis. 
Infine l’articolo 8, che cancella diritti non negoziabili delle lavoratrici e dei lavoratori, renderà ancora più drammatica la vita delle donne.
Le scelte del governo sono dannose per le donne e inutili per tutti perché recessive.
 
Non consentiremo che si continui a governare contro le donne e contro il futuro dell’Italia.
Comitato Promotore SE NON ORA QUANDO?

venerdì 15 luglio 2011

9 e 10 luglio "Se Non Ora Quando" a Siena


Il 9 e il 10 Luglio ci siamo ritrovate in tante (120 comitati e più di 2000 persone, in prevalenza donne) in piazza Sant’Agostino a Siena, una “piazza femmina quindi accogliente”, usando le parole di una delle ideatrici del SNOQ.
L’intervento introduttivo del comitato nazionale ha ribadito come il 13 febbraio le donne abbiano convocato l’Italia ottenendo un’incredibile risposta.
Le donne italiane sono entrate in “movimento per l’Italia”, ritrovando un desiderio di stare insieme come annuncio di un cambiamento culturale, dopo anni di individualismo imperante che ha reso tutti, donne e uomini, più deboli, più soli, da qui è nata la consapevolezza di voler e dover uscire dall’isolamento.

Le immagini e le parole di Francesca Comencini e di una giovane ricercatrice hanno raccontato il corpo delle donne reso passivo, estraneo alla mente, allo stesso tempo oppresso e oppressore.
Hanno descritto la staticità e la fissità del corpo, come a non volervi far passare la vita; che rifiuta lo scorrere del tempo che nel corpo lascia il segno; che mantiene così l’illusione dell’immortalità.
Hanno rilevato l’assoluta assenza di una rappresentazione del corpo femminile nei media, aderente alla realtà: il corpo in gravidanza cacciato dalla sfera pubblica, il corpo nudo e fatto a pezzi a disposizione del potente di turno.

Ma ormai non si torna più indietro, le riflessioni scaturite il 13 febbraio e fissate nelle giornate senesi hanno aperto lo spazio per un “incontro libero” tra uomini e donne, uno spazio tutto da inventare, da costruire, da sperimentare attraverso nuove immagini, nuove parole, nuovi gesti.

Le donne della piazza sono state protagoniste il sabato pomeriggio e la domenica mattina: ognuna ha potuto esprimere il proprio pensiero RIGOROSAMENTE PER TRE MINUTI, e così è stato per le rappresentanti dei comitati di Genova, Palermo, Milano, Catania, ma anche per Susanna Camusso, Rosy Bindi, Livia Turco, Giulia Bongiorno.

Si sono alternati i racconti delle esperienze nei comitati locali del SNOQ, ma anche richieste, proposte.
Paternità obbligatoria, legge contro le dimissioni in bianco al momento dell’assunzione, quindi un welfare più forte che permetta alle donne di essere lavoratrici, senza dovervi rinunciare per sopperire alle carenze dello stato sociale. Ed inoltre pensare a nuovi modi di lavorare che non siano solo a misura d’uomo, ma di donna:disegnarli secondo una visione femminile.
Rispetto della donna e dei suoi diritti anche quando sceglie di fare la prostituta, da parte della rappresentante dei diritti civili delle prostitute.  

Si è parlato di legge elettorale, assolutamente da cambiare in modo da permettere candidature che non siano ostaggio dei potenti, e si è parlato anche di rappresentanza femminile nelle istituzioni pubbliche.
Ovazione per Lidia Menapace, che  ha specificato che “trasversalità non significa qualunquismo”: diamo la preferenza alle donne ma non a QUALUNQUE donna!
Dunque insieme, di destra o di sinistra, fuori dalle logiche dei partiti, senza recinti, ma ferme sul principio che al movimento femminile SNOQ partecipa chi condivide gli obiettivi, le idee di base del movimento stesso e le forme in cui verranno realizzate. Non tutte insieme solo in quanto donne.

E’ emersa  la necessità di trovare nuove parole, emancipandoci da quelle vecchie usate nel femminismo di qualche decennio fa, sapendo però che quelle esperienze fanno si che le giovani  oggi non siano “nullatenenti”, ma che abbiano un patrimonio nell’ esperienza delle donne del passato.

Sono stati scelti quattro aggettivi che potranno rappresentare SNOQ da oggi in poi:organizzato –stabile – autonomo - inclusivo. Si potrebbe tranquillamente aggiungere “creativo”, in quanto capace di incanalare nuove risorse e di far nascere qualcosa di nuovo.

Domenica il comitato nazionale ha chiarito alcuni punti fondamentali sulle modalità di organizzarsi.
Non si vuole creare un partito delle donne, perché prevederebbe confini,  esclusioni, invece SNOQ vuole includere tutte le donne. Ma il movimento è e rimane politico, in quanto si occupa di politica.

Si deve creare una tessitura di relazioni con tutte le realtà della donna, una rete aperta, circolare, lavorando ognuna nel proprio territorio, per poi condividere con gli altri comitati e con quello nazionale. Quest’ultimo uest’ultimoQQrimane dunque l’organismo di riferimento, con un ruolo funzionale, nel rispetto delle autonomie dei comitati locali, che agiscono sul territorio in base alle proprie specificità. E all’interno delle realtà locali si valorizzano le competenze e le risorse che favoriscono la costruzione di una rete, di un tessuto sociale nuovo, anche attraverso nuove pratiche.

Rimane la necessità di incontrarsi periodicamente in un luogo fisico, oltreché sul web, su cui verrà creata una Banca dati delle attività e delle iniziative di tutti i comitati locali ed un’Agenda nazionale.

I temi su cui lavorare temi sono la maternità, il corpo, il lavoro.

Riflettere e lavorare su questi temi, partendo da sé, dalla propria realtà ed esperienza, ma cercando nuovi modi, nuove parole, nuovi gesti per far nascere nuovi modi di stare insieme e riportando ogni nuova riflessione ed ogni nuova esperienza al quotidiano, ai rapporti con le altre donne e con gli uomini “di casa” il figlio, il marito, il padre, il fratello.


Alessandra, Anna Rita, Delia.

venerdì 17 giugno 2011

Se non ora, quando? A Siena il 9/10 luglio!


http://senonoraquandosiena910luglio.wordpress.com/




Il 13 febbraio abbiamo riempito le piazze per difendere la nostra dignità di donne e riscattare l’immagine del Paese.
La mobilitazione ha contribuito a portare tante donne al governo delle città e a risvegliare uno straordinario spirito civico.
Ma sono solo primi segnali.
La fotografia dell’ultimo rapporto ISTAT ci conferma che l’immagine deformata delle donne, così presente nei media e nella pubblicità, è solo l’altra faccia della diffusa resistenza a fare spazio alla libertà femminile.
I dati ci dicono che le donne italiane studiano, si professionalizzano, raggiungono livelli di eccellenza in molti campi. Ma sono donne, vogliono esserlo, e questo basta, nel nostro Paese, perché non entrino nel mercato del lavoro (il 50% è senza occupazione) o perdano il lavoro, spesso precario, se scelgono di diventare madri.
Sembrava fino a ieri che dovessimo aver solo un po’ più di pazienza, che la società italiana, forse più lentamente di altre, avrebbe accolto la libertà femminile.
Ma così non è. Occorre prenderne atto.
Vogliamo difendere noi stesse, il nostro presente e il nostro futuro perché una cosa è chiara: un Paese che deprime le donne è vecchio, senza vita, senza speranza.
Mettiamo a punto le nostre idee. Rilanciamo, forti delle nostre diversità, un grande movimento. Stringiamo un patto per rendere le nostre voci più forti e autorevoli.


Il forum di senonoraquando: http://phpbb.forumgratis.com/senonoraquando.html

giovedì 17 marzo 2011

Tappe legislative sulla violenza di genere

1930 Codice Rocco-art.519 e seg.
Il reato di violenza è un delitto contro la moralità pubblica ed il buoncostume.
C’è distinzione tra violenza carnale ed atti di libidine violenta.
Gli atti di libidine violenta sono puniti in modo irrisorio.
Il delitto d’onore è punito con pene dai 3 ai 7 anni.
Il matrimonio riparatore estingue il reato di violenza carnale.
1965 Sicilia. Franca Viola rifiuta di sposare il violentatore e lo denuncia. Si apre un dibattito nazionale sulla violenza.
1975 Delitto del Circeo. Due ragazze violentate e seviziate. Una muore, l’altra riesce a sopravvivere. L’Italia è scossa. Si incrementa l’attività del movimento femminista.
1975 Franca Rame recita il monologo “Lo stupro”. Molto dopo sapremo che il 9 marzo 1973 aveva subito uno stupro di gruppo per motivi politici.
1979 La RAI trasmette “Processo per stupro”, registrazione di un processo del 1978. La crudezza del dibattimento entra in ogni casa. Tina Lagostena Bassi, avvocata della donna, ottiene l’esemplare condanna degli stupratori.
1979/80 Il movimento femminista raccoglie e deposita 300.000 firme a sottoscrizione di una proposta di legge per mutare la legislazione vigente e affermare la dignità della donna.
1981 Legge n.442. Abrogate le attenuanti per il delitto d’onore.
1996 Legge n.66 Abrogazione della definizione di violenza secondo il codice Rocco.
La violenza sessuale è violenza contro la persona.
Sono eliminate le differenze tra violenza carnale ed atti di libidine violenta.
Sono inasprite le pene.
2001 Legge n.154. violenza e maltrattamenti familiari. Si prevede l’allontanamento del familiare violento.
2009 Legge n.38 Reato di Stalking. Sanziona comportamenti persecutori, molesti, ossessivi che costituiscono limitazione della libertà, ansia , minaccia.


80 anni di storia e di conquiste legislative, dovute ad un costante impegno delle donne e dei loro movimenti, non hanno portato, purtroppo, alla diminuzione dei reati. 
da: Rita Bartolommei

Dal blog nazionale: Movimento delle donne, l’unanimità è una trappola


di Alessandra Di Pietro, su Gli Altri, 13 marzo 2011
Tra le conseguenze politiche del 13 febbraio e dell’8 marzo c’è l’acquisizione definitiva che nel movimento delle donne l’unanimità non è necessaria all’azione. Darsi come obiettivo “essere tutte d’accordo” (su un appello, uno slogan, un flashmob) pretende una continua mediazione (quasi sempre) al ribasso che lima gli eccessi, allinea gli estremismi, ammorbidisce le convinzioni, spegne lo spirito critico crea insomma una orizzontalità che fa male alla vitalità, al dinamismo e alla creatività. La ricerca della concordia è spesso una trappola che fa disperdere tempo senza far accrescere partecipazione ed entusiasmo, anzi dividendo e frammentando: dunque esaltare l’esigenza dell’accordo totale senza se e senza ma è utile solo a chi vuole indebolire la forza delle donne. Esserci e dappertutto, da sola o con il proprio gruppo, ognuna con il suo pensiero osservando con sincero interesse e curiosità quel che hanno da dire le altre, è possibile, anzi è da incoraggiare.
Dalla gabbia politica e mediatica della consonanza siamo riuscite a sfuggire in questo otto marzo (con manifestazioni grandi, piccole e talune minuscole, ma presenti.) e durante la preparazione della manifestazione di febbraio. Prima del 13, a molte/i il serrato ragionare su corpi e cervelli in vendita, l’insistenza su chi compra più che su chi vende, i posizionamenti politici pro o contro Berlusconi, indignarsi o mettersi al riparo dal moralismo sotto ombrello rosso, sono parse critiche pretestuose, finezze da intellettuali annoiate, snobismi culturali e invece siccome erano interventi politici appassionati e intelligenti hanno allargato la piazza e permesso che nello stesso momento Giulia Bongiorno intervenisse dal palco mentre avveniva lo straordinario flashmob di 200 donne a Montecitorio.
Questa energia disordinata, confusa, contraddittoria che si riversa per le strade ha spesso una matrice antiberlusconiana ma non è l’unica. Le manifestanti segnano una presenza sul territorio ciascuna con una propria chiave di originalità nella forma nella sostanza (il precariato, la salute, l’ambiente, la sorellanza con le immigrate, alcune hanno convocato manifestazioni con i bambini altre rifiutano di esaltare la funzione riproduttiva etc…, c’è musica, teatro, poesia) ed è questo il processo da sostenere: esaltare l’entusiasmo di esserci, crearsi un’anima politica, volere lo scambio, persino lo scontro, inventarsi un pensiero, dargli forma, essere contente che l’altra non la pensi come noi e sperare che ne sappia di più e pure di meglio. Per andare avanti nella crescita del movimento serve di volersi conoscere perché quel che l’altra vuole dirmi viene da un’esperienza e ha un valore. Il femminismo è per me innanzitutto una autentica attenzione per le donne, il loro pensiero, le loro azioni e le loro relazioni, non può fermarsi davanti all’etichetta di appartenenza fissata con criteri della politica maschile. In questo senso non intendo promuovere una trasversalità acritica, ma neanche sostenere un pregiudizio. E certo che per mettere in scena azioni (pre)potenti serve mettersi d’accordo su un obiettivo – scendere in piazza per esempio – ma che siano minimi e invece sia massimo lo spazio del confronto e della diversità senza asservimento a partiti, segretari di partito, testate giornalistiche, televisive, partiti, regine della doppia militanza (ancora!). Credo sia l’unica via possibile per fare crescere e/o dare spazio a un ricchissimo soggetto politico diffuso che coltivi orgoglio della differenza (tra noi donne), autonomia di pensiero e di comunicazione per poter, in caso, contrattare con il sistema tradizionale senza ridursi a truppe ausiliare di una politica stanca e incapace.

martedì 15 marzo 2011

Io non ci sto

Partendo da una poesia di Giorgia Vezzali
Io non ci sto
io non ci sto
alla dittatura mediatica dell’avvenenza
che mi fa esistere solo se bella e appetibile
barattando il mio pensiero
in nome di una magra visibilità
io non ci sto
a essere solo corpo
da guardare, da toccare, da giudicare, da mercificare
e, se sono sfortunata, da stuprare.
Io non ci sto
alla precarietà che rende sterili
Io non ci sto!!
Voglio essere amata
Voglio decidere della mia vita e del mio amore
Voglio essere libera di creare vite
Pretendo rispetto
E che si dia spazio a tutte le mie diversità
La mia rivoluzione comincia con il rifiuto dell’immaginario imposto
Per mutare nel respiro di una nuova dignità.
Donna, fiera di esserlo

Rita Bartolommei

lunedì 14 marzo 2011

8 più 4: 12


Dal blog nazionale:  la riflessione di Enrica Salvatori, docente dell’Università di Pisa:
8 più 4: 12
Molti in questi giorni, dopo l’inaspettato exploit della prima manifestazione organizzata dal comitato “Senonoraquando” il 13 febbraio scorso e l’indubbia nova carica politica e sociale data alla giornata delle donne l’8 marzo, molti si chiedono se questo rinato movimento al femminile avrà la forza di trasformarsi in qualcosa di veramente innovativo per la società italiana contemporanea oppure si esaurirà nella rivendicazione di alcuni diritti negati.
Personalmente sono convinta che ci siano le potenzialità perché il comitato possa realmente intercettare le migliori e più vitali correnti di rinnovamento e di ribellione che attraversano la nostra penisola. Lo potrà fare solo se utilizzerà la chiave di lettura al femminile della società in senso largo, come uno strumento per modificare non solo la condizione della donna ma l’assetto della società intera.
Quattro passi devono essere fatti perché questo possa accadere.
Il primo riguarda la lotta alla corruzione a ogni livello della società e in primo luogo nelle istituzioni: la corruzione colpisce tutti, ma in particolare le donne, usate come merce di scambio (massaggiatrici, escort, accompagnatrici, igieniste dentali) e poi accollate all’intera comunità come personaggi aventi ruoli pubblici o comunque grande visibilità pubblica in spregio a ogni criterio meritocratico. Lottare contro la corruzione è un messaggio diretto anche al maschio, che non solo si fa colpevolmente complice dello scambio occulto, ma che a sua volta si prostituisce, magari non col corpo, col cervello, prestando tempo, risorse, attività al servizio di chi paga meglio e non del bene comune, anzi a danno diretto e pesante del bene comune.
Il secondo passo riguarda il lavoro (articolo 1 della Costituzione) ed è strettamente legato al primo, perché la corruzione si nutre del precariato e l’unico modo di sconfiggerla è lottare per un sistema che assicuri veramente pari opportunità per tutti. In un sistema corrotto non ci sono pari opportunità, il lavoro onesto è screditato a vantaggio di quello ottenuto con scorciatoie immorali, la via traversa vince sempre sulla carriera costruita sulla fatica e l’esperienza e la conseguenza è un degrado generale della qualità del lavoro su cui è fondata la nostra Repubblica.
Il terzo passo è l’uguaglianza (articolo 3 della Costituzione) perché l’uguaglianza reale porta beneficio all’intera comunità. La rivendicazione della rappresentanza femminile adeguata nelle istituzioni e nei consigli di amministrazione delle aziende, la lotta alla discriminazione sul posto di lavoro e ai filtri culturali che impediscono alle donne l’accesso ai luoghi dirigenziali sono iniziative tese non al miglioramento di una “corporazione” (per quanto grande questa sia), ma della società intera, perché solo l’adeguato spazio dato alle donne in tutti i settori riuscirà a sollevare la nostra nazione dalla palude in cui si trova.
Il quarto e ultimo passo è la cultura (articolo 9 della Costituzione): il movimento femminile rinato deve far propria la lotta per un’istruzione adeguata, per il sostegno alla ricerca e per la rivalutazione della cultura umanistica. Lo deve fare perché ne ha la possibilità, dato che la stragrande maggioranza delle insegnanti sono donne; ma lo deve fare soprattutto perché la crescita culturale garantisce il futuro dei nostri figli, salva e sostiene la democrazia, evita o rallenta l’imbarbarimento, fa risorgere i valori fondanti del vivere civile. Solo una cittadinanza culturalmente preparata, infatti, è in grado di produrre gli anticorpi al sistema attuale di corruzione, che si nutre di messaggi mediatici ignobili. Solo la cultura e l’annesso sviluppo della ricerca può dare al nostro paese qualche chance di dare al mondo un contributo positivo nella direzione dello sviluppo sostenibile.
Questi 4 passi legano l’8 al 12 marzo: dalla giornata della donna alle manifestazioni per la difesa dell’istruzione pubblica e della Costituzione, per un movimento che deve essere trasversale ai partiti, ma politicamente impegnato, nell’accezione originaria e nobile del concetto di politica.

venerdì 11 marzo 2011

12 marzo: a difesa della costituzione



Comunicato dal comitato nazionale: "A proposito della manifestazione di questo sabato 12 marzo: aderiamo ovviamente all'iniziativa, ma quel "SE NON ORA QUANDO" che appare nell'appello è solo una conferma del successo del nostro slogan. Non siamo noi ad aver organizzato, per cui per le info sulla mobilitazione vi chiediamo di rivolgervi alle pagine ufficiali."




A Chieti il Comitato "Salviamo la costituzione" distribuirà copie della costituzione ai cittadini.