venerdì 23 marzo 2012

PREVENZIONE DEI TUMORI AL SENO: IN ABRUZZO NON SI PUÒ

di Paolo Di Sabatino www.5euronetti.it

Prevenzione dei tumori al seno, in abruzzo non si può, o meglio, non si può se ci si affida al Servizio Sanitario Nazionale. Il servizio di screening mammografico, attivato nel 1999, è stato interrotto per mancanza di fondi nel giugno del 2009 e se una persona decide di controllarsi e prenotare una visita mammografica, telefona alla Asl di Chieti e si sente rispondere di ripassare dopo un anno, un anno e mezzo (e negli altri distretti sanitari la situazione cambia di poco). Una diagnosi precoce del tumore alla mammella significa avere salva la vita e grazie al progetto “senosano” in essere fino al giugno 2009 sono stati diagnosticati 566 casi di tumore al seno, di cui 175 presentavano noduli inferiori al centimetro. Lo screening mammografico è un diritto sancito dal decreto LEA (livelli essenziali di assistenza) 29 novembre 2001. Ma ad oggi, in abruzzo, questo diritto non esiste più. L’onere di riorganizzare il servizio, che non sarà più regionale è stato affidato alle singole Asl. Per questo le donne del comitato “Se Non Ora Quando” si sono attivate, per rivendicare il diritto alla salute, il diritto alla prevenzione, è partita una raccolta firme (più di 1200) sul tutto il territorio regionale che ha accompagnato una lettera indirizzata al Presidente della Regione Gianni Chiodi ed a tutti i direttori generali delle Asl regionali. “Chiediamo alle Istituzioni date certe sulla riattivazione del servizio di screening – ha detto ieri durante una conferenza a Chieti Anna Rita Mastrangelo del comitato teatino Se Non Ora Quando – la diagnosi precoce ti salva la vita, chiediamo il ripristino di un diritto sancito per legge. Nessuna Asl ha date certe, la riattivazione del progetto infatti sarà ora diviso per distretti sanitari di competenza questo significa non garantire nei fatti la stessa qualità del servizio che c’era prima, con Chieti a fare da unità centrale e di controllo col suo team altamente specializzato”. E così, nostro malgrado, siamo costretti ad inserire una triste banalità, sono stati tagliandi i fondi, non vi erano risorse dal giugno 2009 ad oggi? Ma di che risparmio si è trattato, quante persone nel frattempo sono “sfuggite” alla prevenzione, gravando ancora di più sul servizio sanitario? E così ora c’è una lettera partita ieri che attende risposte, ci auguriamo che queste arrivino e non con la lingua del “politichese” quelle dei si, ma, forse no, vedremo. 175 donne si sono salvate grazie alla diagnosi preventiva offerta dal progetto “SenoSano” è bene ricordarlo, dietro questi numeri ci sono persone, storie. Una cosa è certa non ci si accontenterà di risposte di facciata “Vogliamo certezze – ha continuato Anna Rita Mastrangelo – non ci fermiamo qui ci sono tantissime altre cose da fare”.

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