mercoledì 30 novembre 2011

11 dicembre “Se Non le Donne, Chi?”

Cosa succede l’11 dicembre? Le donne di SNOQ tornano in piazza. A Roma in piazza del Popolo e in tante altre città italiane.

Perché? Perché vogliamo segnare questa stagione politica con la nostra forza, contare sulla scena pubblica, far capire che senza le donne non c’è crescita, che l’uscita dalla crisi passa attraverso il lavoro e il welfare per le donne, e che per questo serve una democrazia paritaria e una nuova rappresentazione della donna nei media.
Questo è il volantino della giornata dell’11 dicembre. Aiutateci a diffondere la notizia!
Su questo sito troverete tutte le informazioni sulla giornata dell’11 a Roma e nelle altre città, man mano che saranno comunicate dalle organizzatrici.





Foto del Convegno sullo screening mammografico: 29 novembre 2011

lunedì 21 novembre 2011

SCREENING MAMMOGRAFICO - INCONTRO-DIBATTITO CON “SE NON ORA QUANDO?”

“Prevenzione del tumore al seno: screening mammografico Ieri, oggi, domani”: è questa l’importante iniziativa con la quale il gruppo locale di Se non ora quando? torna a far sentire la propria voce. L’incontro-dibattito è in programma martedì 29 novembre con inizio alle 17 nella sala consiliare della Provincia, in corso Marrucino, a Chieti. Moderatrice sarà la giornalista Rai Maria Rosaria La Morgia. Interverranno Camillo Delli Pizzi, ex coordinatore del progetto SENO SANO; Marzia Muzi, referente aziendale screening mammografico ASL 2; Gerardo Sanità di Toppi, direttore fisica sanitaria ASL 2.
Se non ora quando? propone con questo incontro una riflessione sul progetto di screening mammografico della Regione Abruzzo SENO SANO, un importante servizio di prevenzione rivolto a tutte le donne dai 50 ai 70 anni attualmente interrotto dopo 10 anni di attività. Uno stop che mette a rischio la salute delle donne. La diagnosi precoce è infatti lo strumento più efficace per contrastare e curare con successo questa patologia.
SENO SANO ha anche avuto il merito di educare alla cultura della prevenzione. Molte sono infatti le donne che, ancora oggi, non effettuano controlli periodici, scoraggiate dai tempi di attesa che per un esame mammografico nella ASL 2, quella che opera nel nostro territorio, sono superiori all’anno (!) e non esiste una vera e propria procedura d’urgenza. È evidente che la sanità pubblica non dà risposte adeguate e le strutture private, cui molte sono costrette a rivolgersi, hanno costi non sostenibili da tutte.
Nel corso dell’incontro le donne potranno prendere la parola per raccontare le loro esperienze e le loro difficoltà con la speranza che la Regione Abruzzo e le strutture preposte ripristinino al più presto questo indispensabile servizio di prevenzione.
La cittadinanza è invitata a partecipare.
Comitato Se non ora quando? Chieti

giovedì 17 novembre 2011

Care donne... è ora di cambiare!

Care donne che eravate in piazza con noi il 13 febbraio, a rivendicare dignità e rispetto, care tutte le altre, italiane per nascita o per scelta.
Care donne che non hanno perso il coraggio, la voglia di esserci, il progetto di contare, la speranza di uscire da questi anni di fango.
Care donne singolari e plurali, diverse l’una dall’altra, sorelle compagne amiche, figlie e madri, siamo di nuovo qui, tutte unite, perché tutte unite siamo una forza e con “una forza” è ora che facciano i conti. Tutti.

Siamo una forza, per quante siamo e per come siamo.
Siamo quelle che tengono insieme affetti e lavoro, cura e responsabilità, libertà e senso del dovere.
Siamo quelle che il diritto di essere cittadine se lo guadagnano giorno per giorno sulle barricate della vita quotidiana.

Non c’è da uscire solo da una crisi economica, ma da una crisi politica, una crisi istituzionale, una crisi morale, da una logica, un immaginario, un ordine.
In questo passaggio difficile non possiamo tirarci indietro, perché non può tirarsi indietro chi regge questo paese sulle proprie spalle.

Le donne non possono mancare per ridare all’Italia la dignità che ha perso, per ridarle credibilità, nel mondo, in Europa. Perché vogliamo restare in Europa e lavorare per un suo reale governo politico. Ma soprattutto non possono mancare per una politica che sia radicata alle necessità vere di donne e uomini.

Democrazia vuol dire donne e uomini insieme al governo, capaci di far parlare le loro vite diverse.
E anche così dovranno essere democratiche le aziende, le banche, le istituzioni, le fondazioni, le università. Tutto.
E che nessuno ci venga a dire che questo non è il momento.

Per anni abbiamo votato una rappresentanza irregolare, composta da una maggioranza schiacciante di uomini. Abbiamo votato in cambio di niente, infatti questo paese non ci somiglia, non ci racconta. Ma adesso basta.
Adesso, attenti: una donna un voto. Quando chiederanno il nostro voto non lo daremo più né per simpatia, né per ideologia, ma solo su programmi concreti e sulla certezza dell’impegno di 50% di donne al Governo. Il 50% non è quota rosa, non serve a tutelare le donne, serve a contenere la presenza degli uomini, non è un fine, ma solo un mezzo per rendere il paese più vivibile ed equilibrato, più onesto, più vero.
I partiti indifferenti perderanno il nostro voto.

E voi uomini, che ci siete stati amici, che ci avete seguiti nelle piazze del 13 Febbraio, credetelo: la nostra forza è anche la vostra. E’ per un bene comune che stiamo lottando. Un Paese senza la voce delle donne è un paese che va a finir male, verso una società triste e lenta, ingiusta, immobile, volgare e bugiarda.

Bisogni e desideri delle donne possono già essere un buon programma di governo. Sappiamo più degli uomini quanto oggi sia difficile vivere, difficile lavorare, mettere al mondo figli, educare, difficile essere giovani, difficile essere vecchi. Le nostre competenze non le abbiamo guadagnate solo sui libri, ma anche dalla faticosa e spesso terribile bellezza della vita delle donne.

La nostra storia ci insegna che non serve lamentarsi. Non ci basta più quella specie di società equilibrista e funambola che abbiamo inventato, in completa assenza dello Stato, per poter vivere decentemente e far vivere decentemente.
La società civile è più donne che uomini.
E’ ora di cambiare, cittadine!