Dal blog nazionale: la riflessione di Enrica Salvatori, docente dell’Università di Pisa:
8 più 4: 12
Molti in questi giorni, dopo l’inaspettato exploit della prima manifestazione organizzata dal comitato “Senonoraquando” il 13 febbraio scorso e l’indubbia nova carica politica e sociale data alla giornata delle donne l’8 marzo, molti si chiedono se questo rinato movimento al femminile avrà la forza di trasformarsi in qualcosa di veramente innovativo per la società italiana contemporanea oppure si esaurirà nella rivendicazione di alcuni diritti negati.
Personalmente sono convinta che ci siano le potenzialità perché il comitato possa realmente intercettare le migliori e più vitali correnti di rinnovamento e di ribellione che attraversano la nostra penisola. Lo potrà fare solo se utilizzerà la chiave di lettura al femminile della società in senso largo, come uno strumento per modificare non solo la condizione della donna ma l’assetto della società intera.
Quattro passi devono essere fatti perché questo possa accadere.
Il primo riguarda la lotta alla corruzione a ogni livello della società e in primo luogo nelle istituzioni: la corruzione colpisce tutti, ma in particolare le donne, usate come merce di scambio (massaggiatrici, escort, accompagnatrici, igieniste dentali) e poi accollate all’intera comunità come personaggi aventi ruoli pubblici o comunque grande visibilità pubblica in spregio a ogni criterio meritocratico. Lottare contro la corruzione è un messaggio diretto anche al maschio, che non solo si fa colpevolmente complice dello scambio occulto, ma che a sua volta si prostituisce, magari non col corpo, col cervello, prestando tempo, risorse, attività al servizio di chi paga meglio e non del bene comune, anzi a danno diretto e pesante del bene comune.
Il secondo passo riguarda il lavoro (articolo 1 della Costituzione) ed è strettamente legato al primo, perché la corruzione si nutre del precariato e l’unico modo di sconfiggerla è lottare per un sistema che assicuri veramente pari opportunità per tutti. In un sistema corrotto non ci sono pari opportunità, il lavoro onesto è screditato a vantaggio di quello ottenuto con scorciatoie immorali, la via traversa vince sempre sulla carriera costruita sulla fatica e l’esperienza e la conseguenza è un degrado generale della qualità del lavoro su cui è fondata la nostra Repubblica.
Il terzo passo è l’uguaglianza (articolo 3 della Costituzione) perché l’uguaglianza reale porta beneficio all’intera comunità. La rivendicazione della rappresentanza femminile adeguata nelle istituzioni e nei consigli di amministrazione delle aziende, la lotta alla discriminazione sul posto di lavoro e ai filtri culturali che impediscono alle donne l’accesso ai luoghi dirigenziali sono iniziative tese non al miglioramento di una “corporazione” (per quanto grande questa sia), ma della società intera, perché solo l’adeguato spazio dato alle donne in tutti i settori riuscirà a sollevare la nostra nazione dalla palude in cui si trova.
Il quarto e ultimo passo è la cultura (articolo 9 della Costituzione): il movimento femminile rinato deve far propria la lotta per un’istruzione adeguata, per il sostegno alla ricerca e per la rivalutazione della cultura umanistica. Lo deve fare perché ne ha la possibilità, dato che la stragrande maggioranza delle insegnanti sono donne; ma lo deve fare soprattutto perché la crescita culturale garantisce il futuro dei nostri figli, salva e sostiene la democrazia, evita o rallenta l’imbarbarimento, fa risorgere i valori fondanti del vivere civile. Solo una cittadinanza culturalmente preparata, infatti, è in grado di produrre gli anticorpi al sistema attuale di corruzione, che si nutre di messaggi mediatici ignobili. Solo la cultura e l’annesso sviluppo della ricerca può dare al nostro paese qualche chance di dare al mondo un contributo positivo nella direzione dello sviluppo sostenibile.
Questi 4 passi legano l’8 al 12 marzo: dalla giornata della donna alle manifestazioni per la difesa dell’istruzione pubblica e della Costituzione, per un movimento che deve essere trasversale ai partiti, ma politicamente impegnato, nell’accezione originaria e nobile del concetto di politica.